
Estate 2008, stiamo rientrando dal viaggio che ci ha portato attraverso Gerusalemme, la Palestina, il Negev e il Sud della Giordania (Petra). Arriviamo all'aeroporto di Eilat, I'll punto piu meridionale e sbocco di Israele sul Mar Rosso, con largo anticipo. Ci hanno detto di fare il check-in almeno un paio d'ore prima del volo in quanto i controlli interni sono molto lunghi. Stiamo prendendo un volo interno verso Tel Aviv dove poi abbiamo la coincidenza per Londra.
Arrivati in aeroporto ci mettiamo in coda per i controlli. La coda non e' lunghissima ma ogni passeggero viene interrogato per circa 5-10minuti in media. Vediamo che molto spesso ai passeggeri viene chiesto di vedere le foto del soggiorno sullo schermo delle macchine digitali. Non ci preoccupiamo piu' di tanto. Col terrore di attentati terroristici e' comprensibile. Mentre siamo in fila un piccolo dubbio sorge.... I controlli sembrano essere eccessivi consideranto che tutti i passeggeri in fila sembrano essere praticamente ebrei Europei o Israeliani (eccetto noi) e non ve n'e' nessuno con tratti arabi o mediterranei.
Arriva il nostro turno. Noi quattro veniamo divisi e interrogati da agenti diversi, ragazzi giovani, sotto la trentina. Le domande sono abbastanza prevedibili ma la quantita' e' notevole, tenendo conto che ogni domanda viene ripetuta due o tre volte in diverse forme. I timbri sul mio passaporto di Oman, Pakistan e Emirati Arabi ovviamente attirano l'attenzione. Poi le solite richieste tipo elencare dove abbiamo dormito ogni notte, dire le persone che abbiamo incontrato, fornire i dettagli dell'auto a noleggio e cosi via. Quando mi chiedono di mostrare le foto nella macchina digitale faccio notare che si e' rotta durante il viaggio.
Dopo quindici minuti i quattro agenti che ci hanno interrogato si riuniscono per incrociare le varie risposte. Li vedo confabulare per oltre 20 minuti, poi ripartono a razzo nelle direzioni di noi altri. Quello che viene da me inizia ad urlarmi: "Allora, adesso mi devi spiegare alcune cose ... Primo, siete stati in Palestina?" Rispondo affermativamente. "E perche' prima hai detto no al mio collega?" Con calma rispondo che ho detto no al suo collega semplicemente perche' mi ha chiesto se avessimo dormito in Palestina, non se vi fossimo solo passati in giornata.
L'agente continua ancora piu' innervosito: "Ridimmi che macchina avete noleggiato?", gli rispiego che era una Kia grigia quando mi urla: "Ok, e allora mi spieghi perche' in quattro che siete ognuno ha dato una risposta diversa? La ragazza li ha detto una Hyundai grigia, quell'altra una Subaru bianca, e ancora peggio, il tuo amico li ha risposto una Fiat blu? Ci state prendendo in giro? .... e cosa c'e' da ridereeee? Trovi la cosa divertente?" Torno immediatament serio e gli rispondo che penso di aver capito il qui-pro-quo: "Allora, le due ragazze di macchine non ci capiscono molto giusto? Kia, Hyundai e Subaru sono nomi senza senso per loro donne, che indicano solo che era un'auto giapponese e non una Mercedes o una Porsche. Poi, che si ricordino grigia o bianca puo' starci, era grigia te lo dico io. In ultimo, il mio amico invece di macchine ne capisce e ti ha detto che abbiamo preso una Fiat blu perche' quella era la auto del tassista che ci ha accompagnato in Palestina in giornata"
"Ok, e come si chiamava questo autista?" continua l'agente "John". "Come John?? E il cognome? E' americano?" Un po in difficolta' gli rispondo "No, ma che americano, ha detto che si chiamava John e basta, il cognome mica glielo abbiamo chiesto ... e poi piu' che americano a me sembrava arabo o mediterraneo, neanche parlava inglese" E l'agente con tono sempre piu' severo "E voi siete andati in Palestina con un arabo sconosciuto?"al che la mia risposta vedo che lo irrita: "No scusa perche' te chiedi nome, cognome, nazionalita' e data di nascita ai tassisti che usi?"
"Ok, fammi calmare e che giro avete fatto in Palestina quel giorno?" "Beh, siamo stati a Betlemme, Gerico .... e infine a Ramallah, a vedere la tomba di Arafat"
L'agente non ci vede piu' vedo che mi prendono la mia valigia e ci portano tutti e quattro nei loro uffici. Ci dividono, me e Matteo in una stanza, le ragazze nell'altra. Ci fanno spogliare per intiero con adeguata ispezione a seguire. Le valige vengono aperte e completamente svuotate. Ogni singolo oggetto viene ispezionato e passato ai raggi-X.
Dall'altra parte sentiamo che le ragazze se la stanno passando peggio. Gli agenti trovano, all'interno della guida di Israele, un biglietto da visita di un funzionario del
Minstero del Tesoro israeliano. Vanno su tutte le furie: urlano alle come mai si trovino in possesso di questo biglietto da visita e se conoscono le persone. Augustus risponde che lo conosce per lavoro.
Poi non succede niente piu'. Ci lasciano in attesa nelle rispettive stanzette. Non abbiamo nulla, senza orologi non sappiamo che ora sia. Comunque il volo ormai sara' partito da un pezzo ...
Dopo circa un paio d'ore arrivano in tutta fretta e furia gli stessi agenti con la nostra roba in dei sacchi. Ci dicono di impachettare tutto velocemente che l'aereo e' fermo in pista che ci attende. Ci dicono che tratterranno con loro gli oggetti elettronici per visionarli e che ce li spediranno poi agli indirizzi di casa (si come no). Praticamente con i bagagli in mano ci scortano in pista e ci fanno salire in aereo. Tutti i passeggeri sono seduti compostamente in attesa. Vediamo quattro posti liberi in fondo.
Ci sediamo e finalmente l'aereo parte. Tiriamo un sospiro di sollievo e cominciamo a riderci su. Arriviamo a Tel Aviv poco dopo per la coincidenza con Londra. A Tel Aviv dobbiamo ripassare attraverso i controlli ... quando ci chiedono macchine fotografiche gli diciamo di chiedere ai loro colleghi di Eilat, gli diciamo (in simpatia) che abbiamo gia detto tutto ai loro colleghi ... l'agente questa volta se la ride e ci lascia passare senza fare troppe domande. Deduciamo che i controlli sono molto piu' serrati sui voli interni.
Dopo il passaggio dei controlli ci consegnano anche alcuni dei nostri oggetti elettronici che erano stati spediti col volo sucessivo. Recupero la mia telecamera con grande sospiro di sollievo. Adesso potro' fare il video del viaggio. Tuttavia non ci ridanno una macchina fotografica e alcuni carica batterie. "Arriveranno a Londra, non preoccupatevi"
Si come no. A distanza di anni, nonostante un forte accanimento per recuperarli (come sfida), non siamo ancora riusciti ad averli indietro. E dopo quell'episodio, per circa cinque anni continuo a ricevere telefonate sia sul mio numero di lavoro che sul cellulare con un messaggio registrato che inizia con "Shalom, #@#@#@ ....". Usando il numero che compare sullo schermo scopro su internet che e' dovrebbe essere un messaggio promozionale di una societa' telefonica israeliana ... Pero' io il mio numero di telefono l'ho dato solo agli agenti.
Mah
